빛과 색채의 화가 이현, 지중해의 빛
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제목 CORRIERE DELLA SERA(이탈리아 일간지) 2005.10.25 등록일 2008-05-24 14:35:46
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CORRIERE DELLA SERA(이탈리아 유력일간지)
2005.10.25일자
"이현, 빛과 무한"
=== 이하 기사 원문 ===
http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/25/Lee_Hyun_luce_infinito_co_10_051025038.shtml

La personale L' esposizione della pittrice coreana che ha studiato a Roma

Lee Hyun, luce e infinito

Quei colori che evocano mondi tranquilli e silenziosi

Lee Hyun è nata in Corea, ma si considera anche un po' romana, per aver frequentato l' Accademia di Belle Arti dove è stata allieva di Enzo Brunori. La fusione delle due culture, orientale ed europea, si riflette nele sue opere con un risultato originale che fa emergere un incanto quasi adolescenziale, un' atmosfera sognante. Da una parte quindi l' influsso della pittura coreana, cinese e giapponese, con l' immobile fissità delle immagini e la stesura piatta dei colori. Dall' altra le tracce della formazione europea, con le larghe campiture della composizione e la sua estrema semplificazione fino a sfiorare la pittura astratta, la scelta dei colori puri e di due, al massimo tre, tonalità di base. E' strano: i suoi colori forti non danno un' impressione di violenza, ma evocano mondi silenziosi e calmi, invitano ad allargare l' orizzonte e a volare verso l' infinto. «Uso i colori puri - racconta - perché quello che voglio esprimere è fondamentale, è universale, è semplice. Voglio raccontare lo scandire armonioso del tempo, l' armonioso ordine di tutte le cose. Il mondo è fatto di cose semplici, come semplici sono i colori che uso». Le sue tele hanno titoli pieni di poesia: «Mare nella neve», «Passeggiata sulla luna», «Autunno sull' acqua», «Indugio nell' infinito». I paesaggi sono ritratti in un luce abbagliante. «Desidero rapresentare la vitalità esuberante della natura», dice l' artista. Ma la sua pittura non è affatto naturalistica. Per rappresentare il sole al tramonto riempie la tela di un rosso compatto e per illustrare un giardino di asfodeli stende un mare di giallo acceso. E' giallo anche il vento, in un semicerchio che assomiglia al formarsi di un uragano ed è gialla la «Primavera di Cheju». Lo stesso azzurro profondo dei cieli e degli oceani avvolge le ballerine, le suonatrici e le ragazze malinconiche riprese in un interno. E' come se il mare avesse invaso le stanze. «I quadri di Lee Hyun hanno molto di letterario - ha scritto il critico Park Young Taik - davanti ad essi si è naturalmente portati a pensare che su uno dei lati appaia da un momento all' altro una poesia. Forse attraverso i suoi dipinti vuole addirittura creare le immagini di un mondo di musica e poesia». Già molto nota nel suo paese, l' artista ha organizzato anche in Italia varie mostre personali, soprattutto a Roma, dove risiede abitualmente per qualche mese all' anno. Il resto del tempo lo trascorre nella sua terra d' origine, l' isola di Anmyon, situata alla fine del mare a ovest della Corea. Oppure nel suo atelier a Seoul, sempre aperto a tutti gli amici coreani. Ma la luce l' ha scoperta a Roma: «Le tele dipinte prima dell' incontro con l' Italia erano scure. Poi la scoperta degli spazi, soprattutto mentali, che non credevo possibili. Ed è stata la luce». ................................ LEE HYUN. Galleria André, via Giulia 175, tel.06.6861875. Fino al 5 novembre, dal martedì al sabato dalle 11 alle 13 e dalle 14,30 alle 19,30.

Colonnelli Lauretta

Pagina 10(25 ottobre 2005) - Corriere della Sera


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