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제목 L'essenzialita visionaria di Hyun Lee -Renato civello, (Crit 등록일 2005-03-22 00:00:00
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L'essenzialita visionaria di Hyun Lee

-Renato civello, (Critico d'Arte, Italy) Marzo 1998


Il mio primo ricordo dell'arte coreana risale,se
non vado errato, alla Biennale veneziana del '72,
la XXXVI, quando furono presenti, al Museo
d'Arte Moderna di Ca'Pesaro per la grafica inter-
nazionale, incisori del livello del neotradizionista
Seung Won Suh e di Myeung-Ro Youn, testimone
di un espressionismo vivificato da umori di avan-
guardia. Poi qualche bella mostra di artisti prove-
nienti da questa terra stupenda e martoriata fu
ospitata a Roma, all'Astrolabio: pittura e scultura
solo in parte assimilabile ai modelli occidentali.

Ho avuto ora il piacere di imbattermi in una pit-
trice di dialogante e intensa energia, Hyun Lee,
che torna ad esporre, dopo circa cinque anni, alla
Galleria Eliseo, uno degli spazi romani che conta-
no nel campo della cultura figurativa. Lee, che ha
le carte del tutto in regola sotto il profilo filologico
avendo percorso l'iter di studio delle Belle Arti al-
l'Universita di Hong Ik e qui da noi all'Accademia
di Roma, e senza dubbio, di la della formazione
tecnico-culturale, artista di buona razza: rientra nel
numero limitato di coloro che riescono ad utilizza-
re le acquisizioni informative e strumentali, vale a
dire l'insieme dell'apparato linguistico che con-
corre avisualizzare emozioni e idee, per l'approdo
alle complesse latitudini della creativita, Il mondo
dell'oltre, che scavalca l'effime

ra vicenda delle
epifanie sensorie per farsi presagio di una superio-
re persistenza, si intuisce, da parte di chi sappia
osservare con scrupolo gnoseologico, nell'opera
della brava pittrice di seoul.

Opera che, peraltro, si propone con una sua di-
chiarata singolarita, coinvolgente ma estranea co-
munque, per il fascino fresco e duraturo che l'ac-
compagna, alle fumose alchimie dell'inedito ad
ogni costo. La connotazione e semplice, non si
presta alla opinabilita di un giudizio di merito che
s'intrichi nella teoresi dialettica: pochi colori
"aperti" che privilegiano l'illusione del timbro
(delicate migrazioni di gamma scaldano, a ben ve-
dere, le scelte monocromatiche) sulle cadenze to-
nali, una scarna orditura compositiva, un'atmosfe-
ra rarefatta di spazi che eludono la geometria pro-
spettica atutto vantaggio di un contrappunto liri-
co.

Cosi si presenta, per quanto attiene alle sue ve-
sti fenomeniche, la pittura di Hyun Lee. Essa, che
potrebbe sembrare a prima vista una filiazione "fi-
qurativa" dell'Elementarismo postmondrianiano di
Van Doesburg-quasi il sostituirsi di suggerimenti
naturalistici schematizzanti alle intelaiature orto-
gonali del segno - 0, per converso, lo sbocco di
una provocatoria e spiazzante naivete germinata
non sulla eredita dei cosiddetti "maestri popolari
del reale", da Rousseau a Peyronnet a Breveglieri
a Usellini, ma sulla cultura, ha un suo cuore
profondo. Una sostanza poetica coraggiosamente e
splendidamente coniugata con l'ignuda eloquenza
di una non comune impaginazione. C'e sempre, in
questa pittura giocata sui contrasti netti della cro-
mia e sull'impianto compendiario della visione,


qualcosa d'indefinibile che ti avvince e ti com-
muove.

Sara il bianco assoluto, il blu fondo, il giallo, il
grigio dei gusti arborei di certi paesaggi, come in
quello titolato Luna sull'intrico arboreo, i pochi
tronchi scheletrici e cinerini che commentano il
verde e il blu d'acqua-cielo in Silenzio antelucano;
o ancora i brividi di luce che strappano alla prov-
visorieta delle spoglie l'interno respiro di Indugio
null'infinito, di Verdi chiome sul mare, di penta-
gramma-natura e di altre immagini che trascendo-
no il vissuto della percezione ottica. Sara questo,
sara il vero sotterraneo di una pittura nata dalla co-
scienza a determinare la ininterrorra osmosi sensa-
zione-sentimento,pensiero-poesia. Anche una Me-
moria vangoghiana(credo si tratti della chiesa di
Auvers, del 1890, conservata a Louvre)nasce den-
tro.

E nascono dentro i nitidi ritratti, le figure fem-
minili che pur escludendo, nella priorita dell'archi-
tettura grafica, il modellato chiaroscurale nulla
perdono del loro consistere biopsichico. I giovani
uomini in giacchetta grigia o nera, la Violoncelli-
sta in blu e falce di luna costituiscono anch'esse la
voce indissociabile di una calda tastiera.

Il dipingere di Hyun Lee, che nella sua essen-
zialita richiama per sottili tramiti le scansioni neo-
fauviste del nostro Monachesi, risponde anzitutto
ad una pulsione vitalistica. Dietro il necessario
compiacimento estetico, in sintonia con una frui-
zione del visibile che accende gli occhi, sussiste il
flusso liberatorio, ad un tempo intellettuale e pate-
tico, che invade l' anima. Ed e garamzia di ulteriori
conquiste per una pittrice come Lee, che ha filtrato
le tappe della propria formazione contunuando a
interrogare l' unomo di sempre


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